martedì 26 novembre 2013

La donna della metropolitana di Mosca


La metropolitana di Mosca non è bella perché è sfarzosa, perché è profonda e grande, perché rivela statue, mosaici e lampadari, perché è sovietica ed è veloce. La metropolitana di Mosca è sensazionale: è l’unica che permette il prodigio dello sguardo distratto a scorrimento veloce. Le sue lunghissime scale mobili ascendenti sono poste parallelamente e di fianco a quelle discendenti, in modo da consentire una visione rapidissima ma totale di tutti coloro che ti scorrono davanti, salendo o scendendo. È come sfogliare con il pollice un album di fotografie semi-immobili e quasi tridimensionali.

Immagina i colori più belli ed accesi, mischiali tra loro ed otterrai prima o poi un colore solo, che è davvero arduo definire.  Stai ascendendo e guardando distrattamente quel miscuglio di umanità in lenta e contraria discesa; ti stai soffermando, come ogni volta, senza espressione, su volti che, uno dopo l’altro, ti paiono anch’essi senza pretese, né drammi, né sogni. Ti senti a tua volta alla loro mercé- perché questa disposizione di scale mobili è tutt’altro che casuale, suggerisce equità- scorto a turno da ogni paio d’occhi- è l’unico passatempo ed il più comune che ci è concesso, guardarci a vicenda per un non più di un secondo, in quella interminabile salita-discesa. È l’unico spettacolo leggermente più interessante dei cartelloni pubblicitari rettangolari, della stessa dimensione e posti l’un l’altro alla stessa distanza, che scorrono davanti alla tua destra. Normalmente lo sguardo si perde dopo un istante e afferra il volto successivo. Indietro non si torna, mai. È una regola, quasi un veto. Invece. Inaspettatamente, la vedi. Lei, che d’improvviso, come una macchia di vino su un abito bianco, emerge tra il color fango della folla dei trasportati. Discende alla tua sinistra, e ti si palesa in quella discesa coatta come un celestiale, immobile eppur mobile blocco scolpito di carne e di luce. Bella come non ne hai vedute mai, ma non per il colore dell’abito, né per le gambe, che non riesci ad indovinare- è incastrata tra la sequenza che scorre, sicché puoi a malapena scorgere il suo mezzo busto. È bella senza una ragione, una sola, debole ragione per cui tu possa definirla tale. È bella perché è lei. La tua Euridice che discende meccanicamente da un sistema di trasporto elettrico. Discende inesorabile e scompare, come lo fanno tutte le altre teste intorno a lei, ma tu capisci che è sfacciatamente bella perché in quella frazione di secondo l’idea della sua scomparsa ti turba, quasi come se desiderassi che le scale che scendono e che salgono si guastassero contemporaneamente, e ti permettessero di guardarla almeno per un’altra manciata di secondi. Almeno! Ed è in quel momento, che non resisti e violi un dogma incontestato. È lì, che come un eroe ribelle cerchi di sfidare l’impossibile, ben conscio che fallirai. È lì che, come Orfeo, compi un gesto oltremodo scandaloso ed ardito: ti volti indietro, disperato e sconfitto, ben consapevole che lei non sarà mai più tua, che di lei se sei fortunato potrai scorgere ancora la nuca per un altro istante, e poi più nulla; tuo dramma si acuirà fino a divenire allegorico, nel caso straordinario in cui, in contemporanea, anche lei si sia voltata per rivederti; e quell’ultimo, irripetibile sguardo si sigillerà nella tua mente come l’icona più straziante e sbalorditiva dell’amor perduto ancor prima di nascere, di comprendersi; il suo sguardo, speculare al tuo, presagirà il dramma dell’attimo sfuggito, del non ritorno; e lei non tornerà: verrà inghiottita dal gorgo di teste dal colore mischiato e vomitata sulla pedana dei treni. Non la rivedrai mai più. A quel punto, proprio come Orfeo, deluso e vinto dal tuo desiderio, ti lasci condurre in alto, inerte ed impotente, voltando di nuovo la testa verso l’uscita dagli Inferi sotterranei e leninisti del sistema di trasporto pubblico di Mosca.
 
 

domenica 10 novembre 2013

Dedicato a Mosca

E sebbene spesso tu mi spazientisca con la tua selvaggia incuranza, con il tuo lurido e gretto fare da arricchita ex prostituta, da gigantesca cloaca rigurgitante obsoleti resti dell'Unione sovietica e martellanti giostre capitalistiche, proprio tu, Mosca, quando ti veli di rosa e di ombra tra le 6 e le 8 di sera, quando la tua luce grigia si allenta e mille lumini si accendono sotto le tue cupole di falci e di stelle...beh, Mosca, solo allora tu sei e sarai sempre il posto più bello ch'io conosca.














giovedì 24 ottobre 2013

RISTORANTI E LOCALI RUSSI- in cosa sono diversi da quelli italiani

La cosa più frequente che sento dire da italiani che si accingono ad andare in Russia anche solo per turismo è: “oh mio dio, si mangerà malissimo!”. Anche questo è un luogo comune che ha del vero, ma che può tranquillamente essere sfatato se si sa come orientarsi. Innanzitutto, dipende molto da quale città russa è oggetto di critica. Mosca e San Pietroburgo- la prima in particolare, sono oggi megalopoli con molte caratteristiche standard che hanno tutte le grandi città mondiali, uniformate dal punto di vista della varietà del cibo, dei prodotti, dei marchi eccetera. Vi esalterete a vedere il Mac Donald’s scritto in cirillico, e una quantità davvero notevole di catene di ristoranti anche a buon mercato accanto a chiese ortodosse o edifici in stile sovietico. Il contrasto è molto interessante. Troverete in quasi tutti i supermercati medio- grandi prodotti italiani di ottima qualità (il prezzo chiaramente non sarà proprio economico in alcuni casi), perciò sarà possibile cucinarsi in casa pastasciutte discrete, bruschette e piadine. Quello che è più difficile da trovare è chiaramente la mozzarella di bufala (a meno di non andare in ristoranti italiani di altissimo livello; in quel caso, mangerete divinamente e vi serviranno prodotti freschissimi importati e cucinati all’italiana), nonché mancano chiaramente panetterie/ focaccerie e pasticcerie come le intendiamo noi. Posso però dirvi che il miglior pecorino del mondo l’ho gustato a Kiev ed era un pecorino romano importato, preso in un supermercato locale. Intendo affermare che si può mangiare cibo italiano in Russia di ottimo livello e ci si può sentire a casa anche lì- per chi volesse farlo.
Suggerisco però ai meno abitudinari di tuffarsi ad esplorare la Russia senza ancorarsi alla pastasciutta, e scoprirne le delizie culinarie. La cucina russa è assolutamente da provare, bisogna soltanto andare nei posti giusti. Ci sono ristoranti russi di ottimo livello, siberiani, ucraini dove potrete conoscere le principali e più tradizionali portate locali. A San Pietroburgo c’è il ristorante del Museo della Vodka dove si mangia meravigliosamente e si degustano deliziose vodke (ricavate anche dai funghi, ad esempio) nonché рюмки, riùmki (bicchierini) di pozioni leggermente meno alcooliche che si fanno bere fin troppo bene (yablonèvka, un liquore tratto dalle mele, ad esempio, è favoloso). Se volete provare la cucina casalinga russa senza pretese (e senza grosse spese) una catena molto famosa è diffusa ovunque a Mosca è ёлки палки (iòlki pàlki). Si tratta di un ristorante economico di cucina esclusivamente russa, con arredamento squisitamente kitsch e caratteristico delle dache di campagna e un carretto di legno con pietanze a buffet (ne uscirete devastati da aglio e cipolla, ma è molto folkloristico e ve lo consiglio vivamente). Allo stesso modo vi sono dei self service economici a buffet (a Kiev il famoso Пузата Хата, Puzata Xata) dove mangerete come mangia il russo/ucraino medio a casa sua (certamente peggio, perché si sa che la cucina casalinga è sempre migliore di qualunque tavola calda).
Mosca non offre soltanto questo genere di ristoranti, ma locali con cucine internazionali di ogni genere e tipo. Diffusissimi sono i ristoranti giapponesi, tutti organizzati in grosse catene quali Планета Суши-Planeta Sushi,  Якитория- Yakitoria,  Две Палочки- Dve Palochki (il mio preferito), Ваби Саби -Wabi Sabi. Ottima e da provare assolutamente è la cucina georgiana (mediterranea, non dissimile dalla greca e dalla nostra) con ottimi vini, formaggi, insalate, spiedini e l’eccezionale khachapuri (sorta di focaccia al formaggio suluguni cotta nel burro sulla pietra ollare o al forno; prendetene uno in due perché da solo è davvero troppo sostanzioso anche per gli stomaci di ferro). A Mosca un buon georgiano è il Саперави- Saperavi vicino alla fermata Bielorusskaya. In generale sono molto diffusi e quasi sempre squisiti i ristoranti “orientali” ovvero uzbeki, kazaki, azzeri, armeni, dove l’atmosfera è rilassante e si fuma l’ottimo kaliàn (narghilè). Uno favoloso ma caro è Шербет- Sherbet a Mosca.
Altrimenti potete sbizzarrirvi su cucina europea/internazionale, diffusa in locali piuttosto trendy e cari, ma da provare. Un’ottima catena di ristoranti che unisce qualità ad ambiente raffinato e spesso associato ad un ottimo panorama è Ginza Project a San Pietroburgo. A Mosca ci sono moltissimi ristoranti chic dove si mangia molto bene, ma preparatevi a spendere sui 45-75 euro a testa.
Per quanto riguarda fast food e caffetterie, vi sembrerà di essere in America: c’è Starbucks, Sbarro pizza, Mac Donald’s, KFC e via dicendo. Un tipico fast food russo da provare è Teremok, con bliny da farcire a piacimento; ci sono poi le caffetterie russe, di cui si è tempestati ad ogni angolo: Шоколадница, Shokoladnitsa e Кофе Хауз, Coffee House. Si mangiano torte e dolci squisiti all’americana ma occhio ai prezzi. Cappuccini e torte costano davvero troppo, a volte non ci si rende conto e per una colazione con torta, caffè e spremuta partono il corrispettivo di 15 euro.
Una delle cose che più adoro di Mosca è che non dorme mai: si può mangiare ad ogni ora, fare qualunque cosa si desideri, fare la spesa anche di notte. Un’altra cosa eccezionale dello spirito russo è che sanno perfettamente come rilassarsi: hanno la cultura del raggrupparsi a chiacchierare comodamente seduti, affiancati da the, kalian, vodka e sempre da cibo. Per i russi l'atmosfera del salotto con amici è un momento importantissimo della vita sociale., che adorano e al quale non rinuncerebbero per nulla al mondo. La mia professoressa di russo mi raccontò che ai tempi dell'Unione Sovietica ci si trovava nelle cucine delle case (perché quasi nessuno aveva tanti soldi da possedere un appartamento non in condivisione e con il salotto) a parlare per ore, sorseggiando the e mangiando insieme, e si coprivano i telefoni con un cuscino per paura di essere ascoltati dal governo a parlare male del regime. Per questo il tipico locale russo tenta di ricalcare l'atmosfera di casa, e si presenta come un bar-ristorante come ampio, accogliente, con sempre la possibilità di ordinare cibo oltre che bevande, a qualunque ora e di qualunque tipo. In alcuni bar ci sono addirittura salette private, chiuse da tende o da porte, nelle quali rilassarsi con un gruppo di amici come se ci si trovasse a casa (a volte con tanto di televisione, o karaoke).  In questo c’è una grossa differenza con i locali e bar di Milano, ad esempio, e in generale italiani. Per questioni di clima rigido e di ampi spazi, non vedrete mai (al contrario che in Italia) un gruppo di russi a fumare o chiacchierare fuori da un bar- ristorante: non hanno proprio questo genere di abitudine. A Mosca, se si entra in un locale è necessario sedersi (per questo spesso in quelli più trendy conviene chiamare in anticipo e prenotare), scegliendo in quale tavolo libero e se nella sala fumatori o non fumatori, e si avrà a disposizione solitamente comodi divani e un ricco menu di vivande. Non è concepibile bere senza mangiare (dal momento che solitamente si beve tanto!) e senza che la tavola risulti imbandita di stuzzichini di ogni tipo. Se vi capitasse la fortuna di essere invitati a qualche cena casalinga russa, vi sorprenderete dall’abbondanza di cibo che troverete già disposto sulla tavola- perché i russi amano l’abbondanza anche visiva, e servire le portate tutte in una sola volta, come nei nostri buffet, ma seduti a tavola e intervallando bevute e assaggi ai tipici tost (brindisi), fatti a turno dagli invitati, che richiedono un piccolo discorso in onore dell’occasione per cui ci si è riuniti (anche solo riguardo la salute e buona sorte dei presenti, i ringraziamenti al padrone di casa ecc…), e che esigono che non appena dopo il discorso si beva il proprio bicchierino (рюмка, rjumka) o boccale (бокал, bokal). Il tutto senza alcuna fretta.

ALIMENTI RUSSI- le basi per orientarsi

Il cibo russo non è particolarmente rinomato nel panorama mondiale della cucina. e fin qui penso di risultare piuttosto banale. Ce lo si figura come un cibo a base dei soliti stereotipi: caviale, panna acida, salmone, e piatti come filetto allo Stroganoff, carne con gelatina. In realtà è piuttosto variegato e se si trova il ristorante giusto anche gustoso (a piccole dosi, chiaramente). Le condizioni climatiche difficili del luogo, com'è ovvio, non permettono la coltivazione di parecchi ortaggi, perciò i piatti base della cucina casalinga sono a base di patate, carote, cavolo, barbabietole, funghi e molto aglio e cipolla e aneto, che non mancano mai nei piatti russi (perciò se li odiate o non li digerite vi consiglio di chiedere sempre prima al cameriere, se possibile, se il piatto che volete ordinare li contiene, il che spesso implicherà che voi dobbiate cambiare scelta). In generale la cucina russa è a base di piatti piuttosto grassi per poter sostenere le temperature rigide e soprattutto la vodka, con cui si pasteggia, accompagnandola, per smorzarla, con cetriolini sottaceti o limone. Si mangiano inoltre molte zuppe calde o fredde, di cui naturalmente la più famosa è il borsh dal colore bordeaux per via della barbabietola, e l’accompagnamento di molte pietanze sono i bliny (crepes cui si può aggiungere qualunque ripieno).
Sono molto diffuse le pietanze nel barattolo, che ai tempi dell’unione sovietica era il sistema più diffuso di conservazione del cibo, per questo sono famosi i cetriolini russi, le marmellate e quant’altro. I russi hanno anche un certo tipo particolare di pasta, più precisamente ravioli chiamati pelmeny in Russia e vareniki in Ucraina; sono bianchi, molto grandi e abbondantemente ripieni di carne o ricotta o patate e funghi; si accompagnano con panna acida.
Hanno anche un’ampia scelta di prodotti da forno, di cui i piroshki sono il piatto più tipico: saccottini di pasta sfoglia anche in questo caso ripieni di carne, patate, cavolo o funghi. Il pane nero o di segale è senz’altro ottimo. Personalmente adoro anche altre varianti speziate, impastate con cereali, mais, o frutta secca.
Per quanto riguarda il pesce, senz’altro il salmone è molto consumato, sia affumicato che marinato, nonché le uova di salmone (cioè il caviale rosso, che costa molto meno di quello nero di storione ma è ugualmente molto gustoso). Un’altra famosa proposta di pesce, meno raffinata, è il vobla. Si tratta di un pesce tipico del mar Caspio, preparato sotto sale e da gustare senza salse né contorni con la birra, intero e croccante (la tradizione vuole che uova e interiora vengano scaldate con l’accendino e mangiate, per i fegati più forti); con la birra i russi amano mangiare diversi generi di pesce secco sotto sale, che si può acquistare in buste di plastica al supermercato.
Naturalmente questo genere di cucina è molto distante da quella cui noi italiani o europei siamo abituati. Per questa ragione i russi hanno in generale un’adorazione incondizionata per la cucina italiana- seppure per loro sia difficile assumere un così alto apporto di carboidrati giornalmente (di fatti, sono soliti ordinare una pizza da dividere tra amici, non hanno la concezione di ordinare una pizza intera da mangiare da soli). Ciò che amano della nostra cucina è esattamente ciò di cui sono privi: verdura fresca (considerata un vero lusso e piacere), pasta e pizza naturalmente, spezie fresche come basilico e origano, formaggi come mozzarella di bufala e i vari squisiti formaggi e salumi stagionati e, naturalmente, i vini. Personalmente credo che una delle cose in cui la loro cucina è più carente sono i dolci. Altra ragione per cui senz’altro ce li invidiano. Un tipico dolce russo è la torta millefoglie chiamata “Napoleon” (creato per festeggiare la cacciata di Napoleone) a base di burro, farina e latte condensato. Personalmente l’ho sempre trovato pesante e un po’ stantio- è difficile mangiarne di buoni e freschi, a meno di non conoscere un ristorante rinomato o mangiare quello fatto in casa. Nei supermercati non fatevi ingannare dall’ampia scelta di torte confezionate (spesso già tagliate a fette e molto alte, in stile vagamente americano): sono semplicemente tremende, con creme vecchie e stucchevolmente dolci. Sembrano di plastica.

Ripassiamo i nomi di un po’ di tipici prodotti alimentari russi:

блины  (blinì) sono come le crépes francesi, piatto base che i russi mangiano con molti ripieni: caviale rosso, funghi, carne, formaggio, cavolo, verdure, spesso accompagnati da panna acida e burro.

сметана (smetàna) panna acida  (accompagnamento a parecchi piatti che non può mancare sulla tavola russa, per condire sia primi piatti come pelmèni, che i bliny; si può trovare anche quella con una minore concentrazione di grassi, se si vuole stare attenti alla linea).

лосось (lasòs)  salmone (altra pietanza che compare spesso, anche affumicato o marinato: копченный, kapchiònnij, маринованный, marinòvannij)

oгурцы (agurtzì) cetrioli

капуста (kapùsta)  cavolo

картошка с грибами (kartòshka s gribàmi) patate e funghi

водка (vòdka)  vodka

вобла  (vòbla), pesce del mar Caspio

пирошки (pirashkì), una sorta di saccottini di pasta sfoglia solitamente salati, anche qui con vari ripieni (di solito carne, o cavolo, o patate e funghi).

Пельмены, вареники  (Pelmèni, varèniki) (variante ucraina) sono ravioli alla russa ripieni anche qui generalmente di carne o ricotta, che mangiano guarniti di panna acida.

творог (tvoròg) ricotta

икра красная/ чёрная (ikrà kràsnaya/ciòrnaya) caviale rosso/nero

свекла (sveklà)  barbabietola

укроп  (ukròp) aneto

супы (sùpy) zuppe, portata sempre presente sulla tavola russa

борщ (borsh)la tipica zuppa russa e ucraina con barbabietola, carote, carne, patate ecc

солянка (saliànka) tipica zuppa russa con carne, pesce o funghi, e altri ingredienti come cetriolo, pomodoro, cipolla…

окрошка (akròshka) zuppa fredda russa con aneto, cetrioli, patate, cipolle, uova e manzo o vitello lesso, condita con kvas (oggi con kefir o birra) e smetana.

кефир (kefìr) è una sorta di yogurt più liquido ricavato da latte di mucca con una particolare concentrazione batterica di fermenti lattici.

компот (kampòt) è una bevanda a base di frutta, una sorta di composta di frutta o bacche ottenuta facendo bollire con zucchero la frutta secca

квас (kvàs) è una bevanda con poco più dell’1 per cento di alcool, simile alla birra, ricavata dal pane nero o segale fermentati.

чифирь (cifìr) si tratta invece di un the tradizionalmente bevuto nei carceri; si ottiene con 2/3 cucchiai di the nero non filtrato, che viene lasciato nell’acqua bollente fino a che non sarà arrivato a toccare il fondo; è molto forte, ed è ritenuto psicostimolante.

оливе (oliviè) la tipica "insalata russa" con maionese, verdure e prosciutto, che invece per loro è insalata alla francese.

giovedì 10 ottobre 2013

PASSO 3- PAROLE CHIAVE- parte seconda

2) RICHIESTE di INFORMAZIONI   вопросы    - информация
Continuiamo con le situazioni basilari in cui si incappa nella vita quotidiana. Naturalmente servono anche delle basi grammaticali per poter mettere i complementi al giusto caso, ma già queste espressioni spero possano essere d'aiuto.
-Mi scusi, saprebbe dove si trova....Извините, пожалуйста, вы не знаете, где находится....(izvinìtie, pazhàlsta, vy nie znàietie, gdiè nahòditza....)
Mi dica per favore dove si trova ...Скажите, пожалуйста, где находится  (skazhìtie, pazhàlsta, gdiè nahòditza...)
come andare a....(a piedi) как идти в...(kak ittì v...)
(con i mezzi) как ехать в...(kak ièhat v...)
come raggiungere(a piedi) как дойти до....(kak daitì do...)
(con i mezzi) как доехать до...(kak doièhat do...)
***avrete notato che in russo si usano verbi differenti per indicare il moto a piedi o con un mezzo- su questo punto tornerò, perché è molto importante per la lingua russa e curioso.
-Mi sono perso  я заблюдился (uomo) ya zabliudìlsya / заблюдилась (donna) ya zabljudìlas
-Sto cercando....я ищу....  (ya ishù)
-(andare, moto a luogo) A destra   направо  (napràva)
-A sinistra   налево  (nalièva)
-Dritto  прямо  (priàma)
-(trovarsi, stato in luogo) Sul lato destro  с правой стороны  (s pràvoi storanì)
-Sul lato sinistro  с левой стороны  (s lièvoi storanì)
-Vicino   блиско (blìska)
-Lontano da qui  далеко отсюда  (daliekò atsiùda)
-A piedi пешком pieshkòm
-(andare con un mezzo) con il metro, con il taxi, con l'autobus, con il tram ехать на метро, на такси, на автобусе, на трамвай  (ièhat na metrò, na taksì, na avtòbuse, na tramvài)
-Entrata вход  (vhòd)
-Uscita выход  (vìhod)
-Passaggio (pedonale) переход  (perehòd)
-Cambio (di valuta)  обмен валюты (abmèn valiùty)
-Ospedale больница  (baglnìtza)
- Pronto soccorso скорая помощь  (skòraya pòmash)
- Albergo гостиница  (gastìitza)
- Ristorante ресторан  (restoràn)
- Caffetteria кофейния  (kafèinia)
-Polizia милиция   (milìzia)
-Supermercato  продуктовый магазин / ipermercato гипермаркет  (produktòviy magazìn/ gipermàrket)
-Centro commerciale  торговый центр   (targòvyi tzèntr)
-Mercato рынок  (rynok)
-Farmacia оптека   (aptièka)
-Cinema/ teatro   кино /театр   (kinò/ teàtr)
-Edificio  сдание   (sdànie)
-Noleggio, affitto аренда  (ariènda)
-Università университет   (universitièt)
-Centro центр  (tzèntr)
-Palazzo (reale)  дворец  (dvoriètz)
-Casa (palazzina)  дом  (dòm)
-Appartamento квартира   (kvartìra)
-Ponte  мост   (most)
-Città  город   (gòrad)
-Cittadina  городок  (garadòk)
-Libreria  кинжный магазин  (knìzhnij magazìn)
-Museo музей  (muzèi)

3)  LE CASE RUSSE   Русские дома
Le case russe sono diverse da quelle europee- questo è ovvio. Sono quasi tutte fatte allo stesso modo, con il cortile interno con i giochi per bambini. Sono numerate sia le case (nel senso di palazzina) che i singoli appartamenti all'interno. A volte troverete anche la dicitura строение, cioè edificio, e poi корпус (ulteriore classificazione della sezione dell'edificio).
Un tipico indirizzo russo è il seguente:
Проспект Вернадского, дом 15, квартира 18, 2 этаж
улица Пушкина, стр. 1, корпус 5, офис № 14
Per quanto riguarda i piani (этаж, si tratta di un gallicismo), vengono contati in Russia in maniera diversa da noi. Il loro primo piano corrisponde al nostro piano terra, il secondo al primo e così via.
Per quanto riguarda le strade, c'è la classificazione in: via (улица), piazza (площадь), bulevard (бульвар), viale (проспект), vicolo (переулок), collinetta (вал)

4) AL TELEFONO:  по телефону
-Buongiorno, sono.... potrebbe passarmi....здравствуйте, это (VOSTRO NOME) Мне можно пожалуйста ....(nome della persona cercata all'ACCUSATIVO) (sdràvstvuitie, eta....mne mòzhna pazhàlsta....)
-Lui/lei non c'è, è uscito/a  Его/ её нет. Он ушёл  она ушла  (ievò/ieiò nièt. On ushòl/anà ushlà)
-D'accordo, richiamerò più tardi/tra ... minuti   Хорошо, я перезвоню через ...минут (karasciò, ya peresvaniù chèrez...minùt)

5) NEL NEGOZIO  в магазине
-Buongiorno, mi può dire quanto costa questo?  скажите пожалуйста, сколько стоит это? (skazhìtie, pazhàlsta, skòlka stòit eta?)
-Il suo resto  Ваша здача  (vàsha sdàcha)
-Sconto скидка (skìdka)
-Rublo рубль NOM. рубля GEN. рублей GEN. PLUR (rubl', rublià, rublièi)
-Ci sono altri colori/modelli/taglie?  У вас есть другие цветa/ модели/ размеры (u vas iest drughìe tzvietà/modèli/ razmièry?)


Il monologo de Le notti bianche

Al teatro Libero di via Savona a Milano in questi giorni danno una rivisitazione de "Le notti bianche" di Dostoevskij, diretta ed interpretata da Corrado d'Elia.
La cosa singolare ed inaspettata è che si tratta di un monologo. Mi aspettavo di trovare almeno due attori, "il sognatore" e Nasten'ka, ma Corrado d'Elia, seduto su uno sgabello e di bianco vestito, circondato da graziose lampadine a guisa di stelle e da uno sfondo cubico a scatola molto minimalista, sostiene da solo la parte di entrambi i personaggi della più romantica opera di Dostoevskij. Devo dire che la recitazione di d'Elia è ottima e molto coinvolgente, e che il tono tutt'altro che monocorde dei dialoghi che pronuncia, delle esclamazioni, delle uscite non annoia, nonostante il monologo sia una tipologia difficile da sostenere, soprattutto se applicata ad un'opera che non nasce come tale.
Il riadattamento di d'Elia è interessante, si fa seguire per un'ora e diviene simpatico, i dialoghi sono semplificati e reinterpretati in maniera accattivante. L'unica pecca che mi permetto di obbiettare è la seguente.
Ciò con cui- in maniera assolutamente unica, perfetta, commovente- Dostoevskij chiude le "Le notti bianche" è un geniale aforisma, paradossale e provocatorio, che mi fa sussultare ogni volta che lo penso e racchiude il senso di tutto il romanzo:
Боже мой! Целая минута блаженства! Да разве этого мало хоть бы и на всю жизнь человеческую?..
"Dio mio! Un intero minuto di beatitudine? E' forse poco per colmare l'intera vita di un uomo?"
La frase è pruriginosa, ardita, quasi inaccettabile. Certo che no, che un minuto di beatitudine non è sufficiente per saziare un'intera vita- viene immediatamente da rispondere, quasi offesi! Eppure...una volta entrati all'interno del mondo sognato del sognatore, delle sue notti bianche passate a pensare ad occhi aperti, a fantasticare su un mondo magico fatto di dolci illusioni, di gioia e di ideali di cristallo e oro, una frase del genere diventa persino accettabile. E' estremamente commovente farla aderire ad un personaggio che della vita in fondo ha sempre avuto terrore: il terrore che essa lo deludesse, la paura del reale. Nel suo mondo rassicurante di sogni, nel suo rifugio ideale, egli non ha mai affrontato l'impatto crudo e poco imbellettato con la realtà di ogni giorno, fatta di autobus che ritardano, imprecazioni, brutti voti, licenziamenti, lavori faticosi e quant'altro; eppure, per la prima volta, parlando con una donna vera, Nasten'ka, di cui immediatamente si innamora, egli entra nel mondo reale. Un mondo che, inevitabilmente, lo deluderà (Nasten'ka ama e aspetta da un anno il ritorno di un altro uomo, e vede il nostro sognatore nel classico modo fintamente ingenuo in cui tutte le donne dicono di vedere colui da cui non sono attratte: come un amico), ma che egli, ciò non di meno, ha amato. Amato perché nessuna emozione sognata può, naturalmente, competere con quelle realmente vissute. Ed è lì che arriviamo persino a dargli ragione. Quell'intero minuto di beatitudine, in fondo, è tutt'altro che comune ed è davvero sufficiente. E' un istante di felicità assoluta, e come dice il sognatore, è già bello che capiti anche solo una volta di provarlo, ma soprattutto di rendersene conto. E' l'attimo in cui abbiamo un'intuizione fugace, direi quasi istantanea. La più preziosa di tutte. Quel secondo di pura, totale, piena gioia che ci permette di pensare che: sì, ne è valsa la pena. Di essere gettati al mondo contro la propria volontà; di aver sopportato innumerevoli fatiche, vergogne, delusioni, frustrazioni, lacrime. L'attimo in cui la bilancia della vita pende dalla parte del: sì, lo rifarei. Sopporterei tutto di nuovo milioni e milioni di volte per vivere anche solo per un istante quello che non è altro che un istante.
Confesso che anch'io, in linea con il personaggio di Dostoevskij, fantasticavo su quella frase di chiusura della piéce; sognavo e attendevo con ansia l'istante in cui d'Elia avrebbe pronunciato quella frase. Mi pregustavo l'idea di come l'avrebbe recitata con la sua bravura d'attore, in maniera che difficilmente mi sarebbe capitato nuovamente nella vita di poter ascoltare, con quel tono. Ero pronta alle lacrime che quell'espressione avrebbe cullato e versato fuori dai miei occhi. Ebbene, quella frase non è arrivata- ed è stato in fondo splendido esser delusi, proprio come il sognatore dalla sua dama. D'Elia ha concluso facendo dire al suo personaggio che aver assistito alla scena in cui la sua Nasten'ka corre incontro ad un altro uomo "è stato un sogno...forse...tutto un sogno". Non ha tutti i torti. Per me, sicuramente, lo è stato.

martedì 8 ottobre 2013

La sonata a Kreutzer di Tolstoj: tra nichilismo e puritanesimo

Ciò che mi colpisce nell'opera di Tolstoj "La sonata a Kreutzer"(Крейцерова соната) è il contrasto sfacciato che si respira leggendola: tra il pessimismo talmente pronunciato da sfociare nel nichilismo e l'ideale puritano, cristiano che di fondo emerge come perduto. Sciocco non pensare che nelle parole del controverso protagonista e uxoricida, Pozdnyshev, non sia racchiuso il pensiero dell'autore riguardo al decadimento del valore del matrimonio, alle conseguenze funeste dell'amore carnale, alla condizione della donna che non riesce a non essere vista dall'uomo come "oggetto di piacere".
La forma, nella sua linearità e freddezza, sorprende perché sembra quasi che l'opera sia stata scritta di getto (seppure ve ne fossero versioni precedenti e meno incisive). Ciò cui siamo sottoposti, trovandoci nel treno assieme a Pozdnyshev, è un racconto- orazione del suo omicidio della moglie, in cui emergono idee ben precise sull'umanità, sul matrimonio, sulla procreazione e sull'amore carnale. Pozdsnyshev ha tutto il fascino degli anti-eroi russi tipici del tempo: odioso, nefando, criminale che uccide la moglie per gelosia e viene per giunta assolto dal sistema legislativo russo dei tempi! Pozdnyshev viaggia impunito sul treno e sorseggia un the forse troppo forte, raccontando nei minimi dettagli ad un viaggiatore la maniera in cui la gelosia, che lui definisce una "belva", abbia preso il sopravvento su di lui sino a condurlo a conficcare un pugnale al di sotto del costato della moglie, sorpresa in compagnia del maestro di violino.
Le sue idee sulla vita sono assai dissacranti, un contrasto spiccato tra l'odiare se stesso e la sua promiscuità sessuale, cui il matrimonio non mise fine, ma incanalò in una gelosia animalesca, in un odio sempre crescente verso la moglie e i figli, visti come ostacolo alla loro vita coniugale- e identificati come problema generale della decadenza e corruzione dei matrimoni nella società borghese russa. Tutto ciò accade, secondo Pozdnyshev, soltanto per colpa del fatto che l'amore carnale rovina la moralità dell'uomo. La soluzione che propone è la castità, che anche se dovesse portare all'estinzione della razza umana (cosa che secondo lui è certa sia per quanto riguarda i credenti che gli evoluzionisti) non sarebbe nulla di male, dal momento che la vita non ha senso, e che se ne avesse ed esso fosse il bene (ostacolato dall'amore carnale), cesserebbe comunque nel momento in cui avesse raggiunto il suo obbiettivo.
Una parte molto interessante dell'opera è quella in cui Pozdnyshev ci illustra la sua visione personalissima e singolare sulla musica, in particolare sul "presto" della Sonata a Kreutzer di Beethoven eseguita al violino dalla moglie e dall'amante. Pozdnyshev afferma che quella sonata è "una cosa terribile, spaventosa": "si può forse suonare in un salotto, in mezzo a dame in abiti scollati, questo presto? Suonarlo, e poi applaudire, e poi mangiare un gelato e parlare dell'ultimo pettegolezzo?". No, di certo! A suo avviso, una musica tanto densa della personalità e dei pensieri dell'artista è da suonare in momenti  ben precisi ed importanti, altrimenti  rimane una provocazione di energia vuota, inconcludente; quel tipo di musica "esaspera, non conchiude", e insinua nell'ascoltatore pensieri altrui; precisamente, in Pozdnyshev introdusse, come se gli "sussurrassero nell'anima", un'inattesa e odiosa gioia, trasportandolo nello stato d'animo di chi l'aveva composta e rendendolo lieto in un momento in cui al contrario egli avrebbe dovuto odiare con ogni forza ogni persona che gli stava intorno, ed in particolare proprio il violinista e la moglie.
Questa visione della musica come qualcosa che fa tutt'altro che elevare l'animo di chi la ascolta, ma che al contrario lo devia, lo trasporta e lo spiazza in un territorio cui egli è alieno, è uno degli aspetti più interessanti a mio avviso del libro, nonché dei più suggestivi e riusciti, perché permette di figurarsi Pozdnyshev, arso dalla gelosia, il cui sangue ribolle nelle vene ma viene mescolato e addolcito da note tentatrici, la cui bellezza è talmente innegabile e profonda da avere il sopravvento su ogni altro suo sentimento.
Magistrale e tremendamente inquietante anche la descrizione, in un crescendo di drammaticità e orrore, dell'omicidio della moglie, ben preparato (lui si toglie le scarpe, sceglie il pugnale ricurvo di Damasco, presagisce di sorprendere la moglie e l'amante, cui si avvicina di soppiatto), durante il quale egli non perde neppure per un istante la lucidità, al contrario, afferma che sono sciocchezze quelle che vedono nell'omicida una rimozione mentale del suo gesto. Egli ne ricorda ogni minimo dettaglio. Infine, lasciamo Pozdnyshev sconvolto dopo il ricordo dell'assassinio, trasportato da esso ed immerso nel ricordo così vivido da sembrare presente, ripetere le parole: "mi perdoni", rivolte alla moglie.
Tolstoj, in una postfazione, spiega e giustifica le idee espresse ne la Sonata a Kreutzer, sostenendo che la castità non sia che un ideale da seguire ma non un precetto, esattamente come lo è l'ideale della moralità cristiana, al quale gli esseri umani devono attenersi, aspirare il più possibile; che la castità non sia in contrasto con la continuità del genere umano, anzi, la favorisca, sfuggendo al libertinaggio, che è da evitare nella maniera più assoluta. Secondo lui è limitando lo sfogo del piacere e la riduzione delle donne ad oggetto e del matrimonio a strumento di piacere e gelosia, che l'umanità invece di estinguersi continuerebbe a procreare sotto l'egida del Bene.
E'qui che il nostro Lev' non mi convince fino in fondo, è qui che mi delude. Lev', tu che fai parlare il tuo Pozdnyshev come capro espiatorio, come vittima e carnefice della dissoluzione morale degli uomini del tuo tempo, tu che in lui vedi un uomo schiacciato dalle passioni e dal peccato, dal desiderio carnale e dalla gelosia, ma che al contempo si confessa e ne coglie tutto l'orrore e l'errore...proprio tu, poi ti giustifichi e dici che la castità non è un imperativo, ma un blando ideale? Che le tue idee non sono radicali come le sue? Certo, nessuno scrittore potrebbe mai dichiarare di essere in tutto e per tutto affine al proprio Raskol'nikov! Eppure, di quella squisita contrapposizione a tinte forti, di quell'ossimoro tra nichilismo e puritanesimo, tra colpa e pena, tra fascino ed orrore, tra castità e promiscuità, tra amore e ossessione incarnato da Pozdnishev, con il tuo poscritto ne hai fatto un grigio e piatto, bigotto e banale affievolimento a guisa di auto-giustificazione. Andiamo, come per i grandi (quale tu sei) non c'è bisogno di giustificarsi d'essere buoni, così non v'è neppure bisogno di giustificarsi d'essere terribili!

lunedì 7 ottobre 2013

Suggestioni dal Turkmenistan

Un posto singolare come Ashgabat, la capitale del Turkmenistan, non può lasciare indifferente. Mi capitò di soggiornarvi per due mesi per lavoro nel 2011, e fu un'esperienza che, nel bene e nel male, mi colpì al punto che scelsi questo luogo come ambientazione del mio romanzo d'esordio, "Polvere nel ventricolo destro".
Ad Ashgabat ciò che colpisce è innanzitutto l'assoluta mancanza di un centro in cui passeggiare; non si deve concepirla come una città nel modo classico in cui noi occidentali la si intende. Ashgabat è un agglomerato di palazzi nuovi e bianchi in mezzo al deserto, al nulla. I palazzi sono vuoti, hanno un'aria finta, uno stile moderno ma con influenze ancora sovietiche e insieme orientali. Il centro della città è l'area presidenziale chiusa al passaggio, inaccessibile.
Il Presidente è venerato come una sorta di Dio terreno, perciò le sue immagini troneggiano ovunque, ma non è possibile rapirle e diffonderle: ricordo che oscurarono il Facebook turkmeno per un paio di giorni, poiché uno di noi italiani aveva pubblicato un'immagine del Presidente sul social network. In compenso si è bombardati di opuscoli e interi libri in cui il Presidente è ritratto, proprio come ai tempi del fascismo lo era il Duce, impegnato nelle gesta eroiche più disparate: a cavallo nel deserto, persino tra le corsie degli ospedali, a fingere di interpretare una radiografia di un paziente- il risultato è oltremodo buffo e patetico, anche perché le immagini sono fotomontaggi di pessima realizzazione grafica. Quando il Presidente- cui è dedicata una statua d'oro nello sfarzoso e quasi sempre inaccessibile centro- passa per la città, essa si blocca completamente; le strade vengono chiuse, il traffico si ferma e i trasporti divengono inagibili.
Per il resto, ad Ashgabat c'è una vita, per il turista, assai poco movimentata: pochissimi ristoranti, centri commerciali e luoghi di ristoro; strade dissestate e continui cantieri; rigidissime restrizioni per quanto riguarda gli stranieri in visita: per tutti, il coprifuoco delle ore 23, oltre le quali non è possibile passeggiare a piedi per la città; ottenere il Visto per l'immigrazione è complicatissimo, e vi toccherà fare una coda di 3 ore minimo in aeroporto per entrare nel Paese; bisogna fare molta attenzione a relazionarsi con le donne del luogo, poiché è vietato che uno straniero passi la notte con loro nel suo appartamento; persino gli schiamazzi nelle case sono rigidamente vietati. Al minimo rumore, la polizia verrà a casa vostra a chiedervi di chiudere le finestre- per legge non possono essere tenute aperte per non disturbare, dicono. La polizia naturalmente trae enorme giovamento economico dalle diverse incursioni negli appartamenti dei turisti, dai controlli per strada o in macchina, poiché l'unico modo per allontanarla senza grane è quella di allungare loro un po' di manat (moneta locale).
Parlando con i turkmeni, si coglie la loro gentilezza, la loro volontà di fuggire da un Paese così restrittivo, ma allo stesso tempo una docilità che non permette loro neppure di concepire gruppi di dissidenti, un'opposizione organizzata: sono impossibilitati a contestare questa ossimorica "dittatura pacifica", in primo luogo dal sistema stesso, in secondo luogo dalla loro povertà, in terzo luogo dalla loro rassegnazione. Appaiono persino, per la maggior parte, entusiasti del Presidente e del prestigio che dona alla città. Ma il popolo è lontano dagli sfarzi e dal nepotismo della "casta" presidenziale, e vive nei sobborghi ad ore di autobus dal centro, vive in case popolari fatiscenti, aspetta e sogna i matrimoni per potersi abbuffare; il popolo vive cucendo abiti tradizionali, trapanando e appaltando le strade sotto il sole cocente, protetti da stracci bianchi sul viso per non respirare la polvere. Polvere che ovatta e abbraccia tutta la città, in un turbine di sabbia e di detriti bianchi degli scavi. Spuntano strani palazzi bianchi, un termometro gigante in mezzo al nulla, una nuova banca con l'effigie del Presidente, e tutti questi luoghi restano vuoti.
L'unico luogo che si riempie del calore degli abitanti è il gran bazar che sta ad una trentina di minuti in macchina dal centro, ma non si pensi al classico bazar in stile turco, orientaleggiante e variopinto; quello turkmeno è simile ad una grossa fiera, ad un outlet nel deserto, con merce di ogni tipo e per lo più stoffe o abbigliamento di bassissima qualità.
Eppure Ashgabat, proprio in questa sua vuotezza, insensatezza e diversità, mi ha parlato. Sono andata a cercare la sua anima tra la polvere e tra le buche del terreno. L'ho setacciata tra i granelli di sabbia, e l'ho scorta negli occhi dei vecchi mullah con il colbacco, nei denti d'oro delle donne con il loro chador colorato, nei loro occhi a mandorla. La sua anima è nascosta, ma esiste e pulsa. La sua anima ha tanto da raccontare; occorre soltanto respirare la sua polvere e farla entrare dentro di noi.






















domenica 6 ottobre 2013

PRESENTAZIONE DEL ROMANZO "Polvere nel ventricolo destro" di Valentina Moretti

Il 3 ottobre a Milano all'Offside Sports Pub di via Losanna 46 si è tenuta la presentazione del mio romanzo d'esordio, "Polvere nel ventricolo destro". La presentatrice, ovvero la giornalista Micol Sarfatti, e la lettrice Anna Fontanetto hanno illustrato in maniera vivace e stimolante gli aspetti principali di questo libro, edito dalle Edizioni Ensemble di Roma.
Un titolo singolare per un romanzo altrettanto singolare, innanzitutto per l'ambientazione: il Turkmenistan. Narra la storia del signor V, un cinico direttore di un'azienda di costruzioni dalle idee pessimistiche, provocatorie e dissacranti sulla vita, catapultato in Turkmenistan per lavoro. Nel suo viaggio avrà modo di modificare le sue agghiaccianti concezioni del mondo, anche grazie all'incontro con l'affascinante e sfuggente Ljudmila, di cui è innamorato, e di Vova, un ragazzino di origine ucraina verso cui sviluppa un inaspettato istinto di protezione. Tra battute ironiche, affermazioni politicamente scorrette e descrizioni del difficile adattamento dell'azienda italiana sul territorio, emergerà una scoperta sconvolgente riguardo al passato del signor V. Il viaggio lo porterà a conseguenze imprevedibili, in cui Bene e Male assumeranno connotati distorti e grotteschi.

Il romanzo è stato da me scritto sulla scia di una sfida: quella di rendere simpatico un personaggio nefando e negativo quale il signor V, di creare fra lui e il lettore un legame empatico, di mostrare l'attrattiva del Male e di esprimere attraverso V l'insoddisfazione verso ciò che nel mondo è ingiusto, crudele e non può essere cambiato. V è dunque un capro espiatorio, una valvola di sfogo che con le sue uscite "talmente blasfeme sulla religione, da far incazzare anche un ateo" in realtà è persino democratico nel suo odio verso il mondo nella sua interezza, che non fa distinzioni di razza o religione: è tutto il genere umano, secondo V, ad essere viziato, corrotto, sciocco ed immorale- egli compreso.
Il dramma di un misantropo che non sa come sopportare la pesantezza dell'esistenza avrà una catarsi, uno spiraglio di redenzione. Strizzando l'occhio a Schopenhauer, Nietzsche e Dostoevskij, il signor V valuterà diverse modalità di rendere la vita sopportabile e di "uscire da se stesso", fino a giungere ad una liberazione. Che poi la catarsi scelta da V sia una soluzione costruttiva, questo è del tutto opinabile.
Il libro è già reperibile su Internet sui principali siti di vendita online: Amazon, IBS, libreriauniversitaria.it e sul sito delle Edizioni Ensemble: www.edizioniensemble.com; sarà a breve disponibile su ordinazione in qualunque libreria in Italia.
Sarei lieta di ricevere le vostre recensioni, domande o commenti nel caso in cui siate interessati all'acquisto e alla lettura del romanzo.
Nei prossimi post, inserirò alcune osservazioni sul Turkmenistan.

Valentina Moretti










mercoledì 25 settembre 2013

PASSO 3- PAROLE CHIAVE

In questa sezione indicherò alcune parole chiave russe e situazioni tipo, per cominciare a "masticare" la lingua e poter avviare conversazioni basilari.

1)CONOSCIAMOCI познакомимся

-SALUTARE qualcuno
In russo esistono parole diverse per salutare qualcuno quando si arriva e quando si va via.
-Сдравствуйте! (sdràvstvuite!) Salve, buongiorno (saluto formale, si dice alle persone che non si conoscono bene, all'arrivo)
-Привет (privèt)  Ciao (informale, si dice agli amici, all'arrivo)
-До свидания (da svidània)  Arrivederci (formale, per congedarsi)
-Пока  (pakà) Ciao (per salutare, informale, per congedarsi)
-In russo si usa salutare formalmente anche in base al momento della giornata in cui si incontra qualcuno:
-Доброе утро (dòbroe ùtra)   Buon mattino
-Добрый день  (dòbrij dièn) Buon giorno
-Добрый вечер  (dòbrij viècher) Buona sera
-Спакоиной ночи  (spakòinoi nòchi)  Buonanotte
-In russo alle persone sconosciute si dà del "voi"(equivalente al nostro lei) e agli amici del "tu". Dare del voi è un segno in generale di rispetto che si usa persino con i bambini, se sono sconosciuti.
-Как дела? (kak dilà?) Come va? (letteralmente significa: come (vanno) gli affari?)
-Как поживаешь? (kak pazhivàesh?)  Come te la passi (molto informale)
-Как себя чувствуешь?/чувствуете?  (kak sibià chùvstvuiesh/chùstvuiete) Come ti senti/si sente?
-Как ты?/ Как вы? (kak ty? vy?)   Come stai/sta?
-Какая у Вас погода сегодня?  (kakàya u vas pagoda sievòdnya) Che tempo c'è oggi da voi?
-COME TI CHIAMI?
In russo per esprimere la domanda "come ti chiami" si usa la formula, letteralmente: "come chiamano te/voi/lei ecc...?, in cui si usa la terza persona plurale impersonale del verbo chiamare (звать) preceduto dal complemento oggetto della persona in questione (che invece in italiano è soggetto). Trovo questa formula linguistica molto interessante e persino più appropriata, più conforme al significato di ciò che vuole esprimere. In effetti non sono io che mi chiamo, ma gli altri a chiamarmi!
-Как тебя/Вас зовут? (kak tibià zavùt)  Come ti/si chiami/chiama?
-Меня зовут..... (minià zavùt)  Mi chiamo....
-Очень приятно (òchen priàtno) Molto piacere, piacere (di conoscerti)
-CONGEDARSI con FORMULE
Quando ci si congeda, in russo, oltre a dire "arrivederci" o "ciao", si usa, come in italiano, aggiungere qualche precisazione formale, come ad esempio: "a presto, ci vediamo, a lunedì, ecc". In russo questo concetto si esprime con la particella до, che ha tanti significati, ma in questo caso significa "a..." seguita dal nome al caso GENITIVO.
-До свидания (da svidània), letteralmente: all'appuntamento
-До встречи (do vstrèchi) Ci vediamo (lett: all'incontro)
-До скорого (do skòrova)  A presto
-До понедельника/ вторника (do panedièglnika/ftòrnika) A lunedì/martedì
-Увидимся! (uvìdimsya)  Ci vediamo
-QUANTI ANNI HAI
In russo questa domanda si esprime letteralmente con la formula: "quanto a te/lei/voi ecc...di anni?", e la risposta è: "a me (sono) ....anni" dunque con l'avverbio , quanto, che regge sempre il GENITIVO del nome a cui si riferisce (in questo caso: anni, il cui genitivo plurale è un caso particolare ed è uguale al nominativo), e con il nome della persona che ha una determinata età al caso DATIVO.
-Сколько тебе/ вам лет?  (skòlka tibiè/vam lièt)  Quanti anni hai/ha?
-Мне ..... лет   (mne .... lièt)  Io ho....anni
-Где ты живёшь?/ вы живёте? (gdè ty zhiviòsh?/zhiviòtie)    Dove vivi/vive?
-Откуда ты/вы? (atkùda ty/vy?)  Di dove sei/è?
-Я- из Италии.  (yà iz Itàlii)   Io vengo dall'Italia
-Я- итальянец/ итальянка (ya italiànez/italiànka) Io sono italiano/italiana
-Я живу в Италии, в Милане  (yà zhivù v Itàlii, v Milànie) Io vivo in Italia, a Milano

martedì 24 settembre 2013

PASSO 2- MATERIALI DIDATTICI e grammatica russa

Per cominciare ad approcciarsi alla lingua russa, è senz'altro necessario avere un dizionario. Io ho il Kovalev, ed è molto buono. Riguardo ai libri di grammatica, il primo "bigino" che acquistai fu "Grammatica russa facile" di Anjuta Gancikov, edizioni Avallardi. Si tratta di un libro piccolo e molto funzionale, perché spiega in breve tutti gli aspetti della grammatica russa. Naturalmente, esistono migliaia di opzioni su questo genere. Consiglio comunque per cominciare un libro di grammatica che dia una panoramica generale e non troppo approfondita, in modo da iniziare a farsi un'idea (per entrare nello specifico c'è tempo!).
Cominciamo a vedere gli aspetti basilari della grammatica russa:
1) NON ESISTONO GLI ARTICOLI
Nella lingua russa non hanno gli articoli, e questo è il motivo per cui, quando imitiamo un russo che parla italiano, parliamo senza articoli- si tratta dell'errore più comune dei russi, quello di ometterli totalmente oppure di confondere l'articolo determinativo con quello indeterminativo, proprio perché nella loro lingua non li hanno.
A noi italiani occorre dimenticare del tutto gli articoli se vogliamo parlare russo. Questa è una delle poche semplificazioni che dobbiamo fare per imparare la lingua. Non cantate vittoria, il resto è tutt'altro che semplice!
2) NON ESISTE IL VERBO ESSERE AL PRESENTE
Su questo ho già fatto cenno in un precedente post. E' una straordinaria curiosità della lingua russa, quella di non usare la forma verbale dell'essere al presente, pare assurda e primitiva, in realtà secondo me nasconde una visione profonda e filosofica del mondo, per cui l'attimo presente è indicibile perché, non appena pronunciato, è già sparito, sprofondando nel passato. Grammaticalmente parlando, in russo per dire: "io sono Giovanni" diremo "io- Giovanni" (il segno - , cioè il trattino, serve a sostituire il verbo), e così via per dire "egli è felice" diremo "egli- felice" e così via. Naturalmente possiamo usare altri verbi per esprimere concetti molto simili a quello dell'"essere", ma con sfumature leggermente diverse. Un verbo sostitutivo da usare al presente è существовать, che significa "esistere"; un altro, являться , significa "essere" nel senso di "rappresentare", "distinguersi come". Naturalmente esiste un'eccezione: il verbo essere esiste al presente solo alla 3 persona singolare nella forma di: есть, e si usa sia per la costruzione del possesso (vedi punto 6) sia semplicemente per formulare o rispondere alla domanda: "c'è?" (è sottointeso sempre: a chi?)
3) CI SONO 3 GENERI
In russo, come in latino e greco ad esempio, ci sono 3 generi: maschile, femminile e neutro (letteralmente, in lingua russa, il genere neutro si chiama "medio", средный род). Il fatto che una parola sia di genere neutro vuol dire necessariamente che è inanimata, ma parole inanimate esistono in abbondanza anche di genere maschile e femminile; occorre dunque dimenticare quasi totalmente l'italiano nel classificare una parola come maschile femminile o neutra, perché in russo le cose stanno diversamente. Ad esempio, per i russi le parole "programma" (программа) e "amore" (любовь) sono femminili, la parola "matita"(карандаш) è maschile, la parola "finestra"(окнo) è neutra.
Per distinguere un genere e applicare poi la relativa declinazione si deve guardare la terminazione della parola.
-Genere maschile  (мужской род)
Generalmente, le parole maschili terminano in consonante (стол, студент, отец) ma esistono anche parole maschili che terminano con consonante più segno molle (словарь, учитель, день) oppure con la й preceduta da vocale (музей, герой, соловей). Infine ci sono alcune parole maschili che terminano in -a, -я, -ья come le femminili, si declinano come le femminili ma indicano persone di sesso maschile (папа, мужчина, дедушка, коллега).
-Genere femminile  (женский род)
Le parole femminili terminano in -a e in -я (мама, тётя, луна, школа, неделя, семья) oppure in consonante + segno molle (любовь, дочь, дверь)
-Genere neutro (средный род)
Le parole neutre terminano in -o (окно, место, дело, молоко) , oppure in -e, -ье, ьё, ие  (море, поле, платье, бельё, здание) infine in -мя (имя, пламя, время).
-Parole invariabili
Ci sono parole neutre che non si declinano, generalmente di origine straniera: такси, метро, пальто, кафе, бюро.
4) CI SONO 6 CASI
Nuovamente come in greco antico e latino, in russo ci sono i casi (падежи) e le relative declinazioni (склонеиия). In questo modo in russo non occorre usare le preposizioni, basta semplicemente declinare la parola nel caso che occorre. Esistono sei casi in lingua russa:
-NOMINATIVO (именительный падеж) risponde a: chi? che cosa? ed è il caso del soggetto
-GENITIVO   (родительный падеж) risponde a: di chi? di cosa? ed esprime il complemento di termine
-DATIVO   (дательный падеж) risponde a: a chi? a che cosa? ed esprime il complemento di termine
-ACCUSATIVO   (винительный падеж)risponde a: chi? che cosa? ed è il caso del complemento oggetto
-STRUMENTALE   (творительный падеж) risponde a: con chi? con cosa? e può esprimere complemento predicativo oppure di materia, strumentale
-PREPOSITIVO   (предложный падеж) risponde a: di chi? di che cosa? ed esprime il complemento di argomento.
-Bisogna osservare subito che in russo esiste una distinzione grammaticale tra sostantivi che indicano persone animate (dunque anche animali) oppure oggetti inanimati. Questo si ripercuote sul caso ACCUSATIVO, che cambia a seconda del nome che indica. Se il nome indicato è animato, esso all'ACCUSATIVO sarà UGUALE AL GENITIVO, sia al singolare, che al plurale; se il nome, invece, è inanimato, l'accusativo sarà uguale al NOMINATIVO sia al singolare che al plurale.
5) CI SONO 3 FORME dei 3 tempi verbali principali: presente, passato e futuro.
In russo esiste una sola forma per il tempo presente, per il passato e per il futuro. Il congiuntivo e il condizionale si esprimono, ma non con una particolare coniugazione (vedremo poi che, come per l'inglese, il condizionale si esprime con la forma verbale al passato).
Esistono poi i tempi, come in italiano, di INFINITO, GERUNDIO, IMPERATIVO e PARTICIPIO.
6) LA COSTRUZIONE DEL POSSESSO
Il verbo avere in russo si esprime, come in latino, con la formula "a me è" у меня есть..., costruita usando la particella y seguita dal caso GENITIVO e dal caso NOMINATIVO della cosa che possediamo, che dunque è soggetto della frase- e questa è una delle uniche situazioni in cui si usa il verbo essere al presente есть (esiste solo in terza persona e da usare come ausiliario).
Vediamo un esempio: у меня есть книга io ho un libro, lett: "a me è un libro"
у него есть карандащ   lui ha una matita, lett: "a lui è una matita"
у родителей есть квартира, i genitori hanno un appartamento, lett: "ai genitori è un appartamento".
Naturalmente anche in questo caso si può usare un verbo che esprime possesso: il verbo иметь. Si tratta di un'alternativa alla costruzione del possesso come indicato sopra, e significa "possedere".
7) LE COPPIE ASPETTUALI di PERFETTIVO e IMPERFETTIVO
Forse uno degli aspetti più complessi del russo è la distinzione nei verbi tra la forma PERFETTIVA (совершенный вид) e IMPERFETTIVA (несовершенный вид). Su questo aspetto tornerò diffusamente perché è davvero ostico da comprendere e da usare correttamente per gli italiani (come per tutto il resto del mondo, perché è una formula che hanno solo i russi). Ogni verbo in russo ha due forme, chiamate "coppia aspettuale": quella perfettiva e quella imperfettiva, che a loro volta devono essere applicate ai tempi verbali.
Queste forme generalmente si ottengono aggiungendo un prefisso ad un verbo, ad esempio il verbo "leggere"читать, imperfettivo, ha la sua forma perfettiva in: прочитать.
Il presente ha solo la forma imperfettiva, mentre gli altri tempi verbali hanno sia quella perfettiva che quella imperfettiva. Si tratta del modo per esprimere in russo sfumature linguistiche (tutt'altro che superflue) riguardo all'azione verbale: se un'azione è in fase di processo, continuativa, o ripetuta più volte si usa la forma imperfettiva, se un'azione ha prodotto un risultato, è compiuta o è accaduta una sola volta, si usa la forma perfettiva. Questo in il linea molto generale. Le domande che possono sorgere sono davvero molte, perciò rimando ad una spiegazione esaustiva prossimamente.

lunedì 23 settembre 2013

PASSO 1- Cominciamo dall'ABC, anzi...dall'А Б B

Ok, partiamo dall'alfabeto cirillico russo. Favoloso, con quelle sue lettere che ricordano un po' il greco antico. Informazioni basilari al riguardo si possono reperire su Wikipedia, banalmente: http://it.wikipedia.org/wiki/Alfabeto_cirillico
Premetto che c'è una grossissima ed insidiosa difficoltà nascosta dietro quelle affascinanti iscrizioni, ovvero...la differenza consistente tra lo stampatello ed il corsivo. Mentre lo stampatello maiuscolo e minuscolo (quello dei libri) sono molto chiari, il corsivo russo è un vero dramma. Molte lettere si assomigliano e all'inizio vi sembrerà di non capire assolutamente nulla, ma non voglio scoraggiarvi. C'è poco da fare, bisogna impararlo, provare a scriverlo e non crucciarsi se non riusciamo a capire la scrittura altrui (persino la propria inizialmente sarà incomprensibile!). Questo dipende semplicemente dal fatto che ignoriamo alcune parole, perciò non riusciamo ad indovinare se un certo segno sta per "m" o per "i", perché non lo deduciamo dal contesto. Un'altra premessa scoraggiante riguarda gli accenti. Le parole russe hanno naturalmente un loro personalissimo accento, (udarènie, ударение, dalla parola russa udàr, удар =colpo, accento appunto) che non è possibile dedurre se non imparandolo in ogni parola a memoria. Dall'accento dipende anche la pronuncia, perché, in particolare a Mosca, la lettera "o" viene pronunciata come una sorta di "a" o un misto tra "a" e "o" se e solo se NON è accentata. Ad esempio, la parola собака (=cane) si pronuncia "sabàka", in quanto l'accento non cade sulla "o". La parola молоко (=latte) si pronuncia "malakò" in quanto l'accento cade sull'ultima "o", che rimane dunque invariata a livello di pronuncia, ma le altre due "o", non essendo accentate, si pronunciano come una sorta di "a"(per essere precisi, più la lettera O si trova lontana dall'accento, più diventa quasi muta: la si pronuncia appena, dunque latte si direbbe: "mlakò").
Anche questo è un aspetto piuttosto strano della lingua russa, che normalmente sorprende (per lo meno, io ero perplessa), ma poi ci si fa l'abitudine e diventa qualcosa di automatico.
Ma vediamo nel dettaglio l'alfabeto, composto di 33 lettere di cui:
-21 consonanti: б, в, г, д, ж, з, к, л, м, н, п, р, с, т, ф, х, ц, ч, ш, щ.
-La lettera й è considerata una semi-consonante.
-10 vocali: а, э, ы, у, о, я, е, ё, ю, и.
-Segni di per sé afoni: il "segno molle" (ь) chiamato мягкий знак  e il "segno duro" (ъ) chiamato твёрдый знак. Troverete la spiegazione approfondita di questi segni al punto 4 qui sotto.
-4 dittonghi (Я-ya, Ю- iu, Ё- yo, Е- ie- quest'ultimo non è un vero e proprio dittongo ma per questioni di pronuncia lo considererei tale)
Vorrei far notare che le principali difficoltà derivano da:
1) Confusione del suono della lettera B, che si pronuncia "V" invece che "b" come per noi. La lettera Б, invece in russo è il segno corretto per pronunciare il suono "b".
2) Confusione tra il suono della "s" dolce, espresso dal segno "С", e della "s" dura, espresso dal segno "З". Poiché in italiano abbiamo un unico segno che indica il suono "s", e si può pronunciare sia in modo dolce, come in "santo", che duro, come in "caso", a seconda anche dei dialetti, molto spesso noi italiani tendiamo in russo a non fare differenza di pronuncia tra queste "s". Per loro invece è molto importante, perciò bisogna fare attenzione. Ugualmente, in italiano abbiamo un'unica lettera, la zeta, per indicare indistintamente il suono duro, come in "ozio" o molle, come in "Zara". In russo no. Per il suono duro esiste una nuova lettera specifica, la Ц; per il suono molle, come già detto, si usa invece il segno "З".
3) Pronuncia del suono "Ы", che si scrive con due lettere ma si pronuncia con un unica, gutturale, difficile emissione vocale che sta tra la "i" e la "u". Il suono richiama quello di certe vocali tedesche con la dieresi o anche del dialetto milanese, ma dimenticate quelle pronunce. Il suono russo ы ha la sua specifica e peculiare pronuncia, e non resta che esercitarsi (si, è buffo, lo so) a produrre questo nuovo suono con la lingua e il palato. Personalmente, ci ho messo 6 mesi a dirlo correttamente e a farlo automaticamente entrare nella mia pronuncia del russo.
4) Difficoltà con il segno molle e il segno duro. Eccoci ad un punto che odio e amo, i magnifici segni afoni. Partiamo dal segno molle, il мягкий знак, espresso dalla letterina "b". Di per sé, preso da solo, non ha suono, ma riesce a modificare quello della consonante che lo precede, rendendola più morbida (di qui il suo nome). Per i russi è molto importante pronunciarlo correttamente, altrimenti potrebbero persino non capire certe parole. Ad esempio, prendiamo la parola lunedì- in russo понедельник. Si pronuncia "panedélnik", ma fate attenzione: il suono "l" dev'essere pronunciato come il nostro "gl", in virtù del segno molle ь che segue la Л. Ugualmente, questo segno addolcisce la consonante "T", e per esempio tutti i verbi russi all'infinito, che terminano con T e segno molle, la  T si pronuncia non attaccando la punta della lingua al palato (il suono in questo modo risulta molle, una sorta di "th"-"ch" inesprimibile per iscritto).
Il segno duro, твёрдый знак, invece, sta tra una consonante e una vocale per indicare che la consonante non va palatalizzata, e che la vocale che precede va preceduta dal suono "i". Qui nessuna grossa difficoltà di pronuncia. La parola объявление, annuncio, si pronuncia scandendo bene: "abyavlénie".
5) Un altro suono nuovo è quello della semiconsonante й, detta и краткая, cioè "i"breve. Si pronuncia come una i rapidamente e ben scandita. Allunga la "i" russa, ad esempio in Кандинский, Kandinskij, in cui dovreste pronunciare due volte il suono "i", di cui la seconda volta in modo più breve.
6) Un'altra cosa che colpisce da subito è l'estinzione del segno ё. Questo segno, che si pronuncia con il dittongo "yo", sempre accentato, è praticamente scomparso dalla stampa russa per questioni economiche (la dieresi in cima ha un costo di stampa!) ma anche perché ritenuto pleonastico. ATTENZIONE: è scomparso il segno grafico, ma non la lettera in sé, né la sua pronuncia. Personalmente trovo tutto ciò molto triste, perché a me sta simpatica quella "e" con i due puntini sopra, ma soprattutto mi aiuta a capire come pronunciare una parola. Dal momento che, però, lo incontrerete pochissimo, perché ormai è stato reso identico alla lettera "e" (che in russo si pronuncia quasi sempre "ie") l'unica cosa da fare, di nuovo, è imparare a memoria le parole russe che lo contengono, e sapere che a volte bisogna pronunciare una determinata "e" non come "ie" ma come "yo", tutto ciò deducendolo unicamente dal contesto o dalla conoscenza della singola parola.
7) I gruppi di lettere его, ого quasi sempre si pronunciano non come sembrerebbe "ego", "ogo", ma: "evo", "ovo", ovvero la lettera Г, inspiegabilmente, si pronuncia come la B. Anche questa regola va semplicemente assunta come tale e memorizzata. Sicché l'espressione: "она его любит", lei lo ama (lei ama lui) si pronuncia: "anà ievò liùbit".
8) Il suono X si pronuncia come la "h" aspirata, simile al tedesco. Ad esempio хорошо, bene, si pronuncia "harashò", aspirando l'acca iniziale.
9) La lettera "E" va distinta dalla lettera "Э" in quanto la prima si pronuncia come il dittongo "ie", mentre la seconda come una normale "e"aperta.
10) Infine, la difficilissima distinzione di pronuncia tra la lettera Ш e la lettera Щ con il gambetto a destra. Anche in questo caso personalmente ho impiegato mesi per assimilarla. I russi, se pronunciate la prima uguale alla seconda se ne accorgono, perciò fate attenzione a distinguerle. La prima si pronuncia "sh", in modo rapido e pulito, mentre la seconda è più lunga: "shh" e sembra quasi che si pronunci, dopo la "h", una flebile "i" o un "ch".

carattere stampatello e corsivotraslitterazione
ISO 9:
traslitterazione
anglosassone
pronuncia
А а А аAAa
Б б Б бBBb
В в В вVVv
Г г Г гGGg di "gatto"; v nei gruppi "-егo" e "-огo"
Д д Д дDDd
Е е Е еEYe, Eie di "ieri"
Ё ё Ё ёЁYoio di "iota", sempre accentata
Ж ж Ж жŽZhj del francese "jardin"
З з З зZZs sonora di "sbaglio"
И и И иIIi
Й й Й йJJi breve, come in "iato"
К к К кKKc dura di "casa"
Л л Л лLLl
М м М мMMm
Н н Н нNNn
О о О оOOo
П п П пPPp
Р р Р рRRr
С с С сSSs sorda di "sì"
Т т Т тTTt
У у У уUUu
Ф ф Ф фFFf
Х х Х хCHKhch del tedesco "achtung"
Ц ц Ц цCTsz sorda di "ozio"
Ч ч Ч чČChc dolce di "ciao"
Ш ш Ш шŠShsc di "scivolo"
Щ щ Щ щŠČSchcome il precedente, palatalizzato
Ъ ъ Ъ ъ"""segno duro", non palatalizza la consonante precedente (la consonante non ha particolarità nella pronuncia)
Ы ы Ы ыYY"ery", "i" centrale, pronunciata alzando il corpo della lingua verso la sezione centrale del palato
Ь ь Ь ь''"segno debole", palatalizza la consonante precedente (la consonante deve essere pronunciata con il corpo della lingua che tocca la sezione alveolare del palato)
Э э Э эĖEe di "ecco"
Ю ю Ю юJUYuiu di "iuta"
Я я Я яJA

Ya

 
ia di "iato"